L’aria calda in casa e la bolletta che sale: per chi pensa a un nuovo impianto di climatizzazione la domanda più ricorrente riguarda le agevolazioni fiscali. La scelta tra intervenire subito o aspettare dipende da regole tecniche e scadenze che sono cambiate negli ultimi mesi. In molti quartieri italiani lo si vede: cantieri piccoli e condomini che sostituiscono macchine vetuste con modelli moderni, ma non sempre chi decide conosce le condizioni per accedere alle detrazioni. Qui raccontiamo in modo chiaro quali sono gli strumenti a disposizione e cosa può succedere dal 2026, per aiutare a valutare tempi e costi senza sorprese.
Come funzionano le detrazioni nel 2025
Per chi installa o sostituisce un condizionatore, le agevolazioni rilevanti sono due: il Bonus ristrutturazione e l’Ecobonus. Entrambe consentono di recuperare una quota della spesa sostenuta tramite una detrazione ripartita in dieci rate annuali. La differenza pratica è sui requisiti: il Bonus ristrutturazione è collegato a interventi più ampi sull’immobile, mentre l’Ecobonus è pensato per migliorare l’efficienza energetica anche con interventi mirati, come la sostituzione di un climatizzatore con un modello più efficiente.

Per tutto il 2025 le regole prevedono una detrazione del 50% per l’installazione di condizionatori a pompa di calore, a condizione che l’intervento riguardi la prima casa. Il requisito tecnico fondamentale è il miglioramento dell’efficienza energetica dell’unità abitativa, che deve essere attestato tramite APE rilasciato da un tecnico abilitato. Questi interventi comprendono, nello specifico, il ricambio di impianti vetusti con pompe di calore ad alta efficienza e l’installazione di scaldacqua che riducono i consumi.
Un dettaglio che molti sottovalutano è che dal 2025 non sono più ammessi impianti alimentati a combustibili fossili nelle agevolazioni: la detrazione non spetta per caldaie o pompe alimentate a gas. Per chi vive in città questo si traduce nella necessità di scegliere tecnologie elettriche o ibride certificate, e di affidare l’installazione a professionisti in grado di compilare correttamente la documentazione fiscale.
Cosa cambia dal 2026 e come orientarsi
Il Governo ha inserito nel Documento programmatico di bilancio (DPB) la proroga dei bonus edilizi e per l’efficienza energetica anche per il 2026, mantenendo le condizioni vigenti. Questo significa che, salvo modifiche parlamentari, la detrazione al 50% per la prima casa e quella al 36% per le seconde dovrebbero restare disponibili anche nel corso del prossimo anno. Senza questa estensione, il meccanismo di riduzione progressiva avrebbe portato le aliquote a scendere automaticamente, con impatto economico sensibile per chi posticipa l’intervento.
Il limite di spesa per unità immobiliare resta fissato a 96.000 euro, con la detrazione IRPEF ripartita in dieci quote costanti. Per ottenere la piena aliquota è necessario essere proprietari o titolari di diritti reali di godimento sull’immobile e avere la residenza anagrafica nell’abitazione oggetto dell’intervento; per le seconde case, anche se affittate, l’agevolazione applicabile rimane quella ridotta.
Un aspetto che sfugge a chi vive in zone con climi estremi è la scelta del modello: la convenienza tecnica ed economica passa dalla corretta dimensione dell’impianto e dalla qualità dell’installazione. Per questo è consigliabile richiedere più preventivi a installatori certificati e verificare che la documentazione per la detrazione sia completa. La conseguenza pratica è chiara: decidere l’intervento nel momento giusto può fare la differenza tra una ripresa parziale della spesa e un risparmio reale nel corso degli anni, mentre rimandare può significare adeguarsi a condizioni meno favorevoli.